La strana storia di Bob Geldolf, Paula Yates e Michael Hutchence
Pubblicato da cicciodicastri
Nato a Taranto nel '68, mi trasferisco a Napoli nel '72. Allievo della Scuola Militare Nunziatella dall'84 all'87, dell'Accademia Militare di Modena dall'87 all'89, Ufficiale E.I. fino al 2000. Poi vari lavori, quasi sempre come Security Manager (ma anche un po' da "Commerciale"). A Milano dal 2015, ho moglie e tre figli. Ho scritto "Storia di un grande amore", in vendita su Amazon. Mostra tutti gli articoli di cicciodicastri
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Amante della musica e del mondo pop in generale, ben conoscevo gli eventi che hai narrato.
Volevo solo aggiungere un mio personale comemnto su Michael Hutchence.
Secondo me è stato molto sottovalutato, forse troppo. E dopo la sua morte il mondo della musica lo mise troppo presto nel dimenticatoio.
Non che stessimo parlando di un genio della musica, ma certamente con gli INXS e con qualche progetto solista aveva ottenuto successi di vendite e di critica.
Si è rovinato con le proprie mani, ma ci sono altri artisti (meno bravi di lui) che anche dopo la morte sono stati portati su un palmo di mano, mentre di Michael anche solo pronunciarne il nome sembra sia blasfemia.
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Lui era certamente molte spanne sopra il resto del gruppo. Purtroppo non sono mai stato favorevole alla gente che fa uso di droghe a quei livelli, cosa che tutt’oggi non mi fa apprezzare appieno neanche i Rolling Stones (non che io abbia l’aureola, anzi 😉 ). Anzi, prossimamente parlerò del “club 27″…
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No, beh, riguardo le vite personali di molti artisti ci sarebbe molto da ridire.
Diciamo che mi sforzo a far finta di nulla separando in modo netto la vita artistica da quella privata.
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Come per Best e Maradona, facendo il parallelo con il mondo del calcio.
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Infatti.
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