Un dì mi ritrovai per pura sorte
nel posto ove ritiran la pensione,
purché non abbia coltili la morte,
quei ch’ebbero ‘na qualche occupazione.
Mentre m’appropinquavo a quello loco
la mente mia mi diede l’illusione
d’esser tornato, ‘sì solo per gioco,
ai dì dell’Expo, ove per tutto il giorno,
come nel più curioso videogioco,
ovunque tu guardassi nell’intorno
c’era una fila di visitatori,
diretti ovunque, andata oppur ritorno
sia dentro i padiglioni che sia fuori
in ordinata fila, detta “indiana”,
stavano quelli, ignari spettatori
della fatica nostra quotidiana.
Quel dì la connessione era saltata
e senza linea vennemi idea strana
di prender la bolletta e in quella data
di andare in posta a fare il pagamento:
col bollettino della prima rata,
arrivo al totem, struco, prendo il “100”,
ma con orror che vedo! moltitudo!
tutti in attesa, niun in movimento
manco se fosse come quando a judo
ti tieni pel kimono del nemico
con la paura di rimaner ignudo.
Cercavo con lo sguardo un volto amico
nel “meltinpot” di disperata gente,
ma questo mio cercare, mò vi dico,
non mi portò a non trovare niente
ma fece in modo che la cerca mia
notare mi facesse immantinente
come in un trattato di sociologia
lo zoo dei disperati saldatori.
Seduta in un cantuccio, donna pia,
che certo avuto avea giorni migliori
quando ad esempio nella giovinezza
pletora aveva di corteggiatori,
colpiti da cotanta sua bellezza.
Or che beltà più non le appartiene
riman nel guardo suo tanta dolcezza
di chi comunque dignità mantiene.
Dall’altra parte, lo sguardo sul display
uno che mi pareva sì perbene,
teneva stretta a sé la propria lei
com’in un atto d’estrema tutela,
ma lei pareva non fosse così okay
con quell’occhiale ch’agli sguardi cela
un’evidente e sporca lividura
che del bastardo la natura svela.
Per non pensare più a tal bruttura
volsi lo sguardo dalla parte inversa
dove per colpa della gran calura
un militar dalla divisa tersa
grondava dappertutto di sudore:
parea sottomarin con poppa immersa.
Tutta l’umanità più quel calore
avea la chiara controindicazione
che non si respirava per l’afrore;
io seguitavo la mia osservazione
e ‘sì facendo il tempo trascorreva
fin che non apparì il novantanove!
Per l’emozione il cuore mi batteva
quasi ch’avessi perso la memoria
del motivo ch’in fila mi metteva,
come se ricercassi vera gloria:
ma no, non ero lì per una guerra
nemmeno per entrare nella storia
di questa nostra sterminata Terra.
Arriva il turno mio di questa gara
ma l’impiegato la bolletta afferra
mi guarda e còn una risata amara,
mi dice: “ma nòn serve già un notaio,
sarebbe chiaro pure a una zanzara:
questa la puoi pagare al tabaccaio!
😂😊
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