Scrivere di argomenti disparati ha un vantaggio e uno svantaggio.
Il vantaggio è che sicuramente non esiste un “blocco dello scrittore”, in quanto, se non trovi un argomento di cui parlare, basta cambiare completamente settore e spunta fuori qualcosa di interessante da studiare (e di cui parlare con il piccolo popolo dei follower). In questo i social, in particolar modo Facebook e Twitter, aiutano molto, poiché ci sono sempre amici che linkano qualcosa di interessante da approfondire.
Lo svantaggio è che bisogna (far credere di) avere competenze infinite in ogni settore, che non è proprio semplice. Ma anche in questo caso il web aiuta. Basta avere un po’ di dimestichezza con il mezzo, fare un po’ di ricerca, e si trova quel che si è cercato.
Certo, su alcuni argomenti la questione non è così semplice. Chi mi segue lo sa, ne ho parlato in “Che fatica!” e in “Quante fatiche!” riguardo l’olio di palma, o in “Una questione spinosa”, in “Ogni rosa ha le sue spine” e in “Una spina nel cuore” circa i vaccini, in “Il cibo degli dei” parlando di Nutella e in “Un’impresa titanica” trattando di latte; trovare le fonti giuste è stato un lavoro molto lungo.
Come valutare la credibilità delle fonti sul web? Come capire se i contenuti che abbiamo trovato in Rete sono davvero autorevoli e affidabili oppure no? Spesso non è così facile distinguere i contenuti di qualità dalle informazioni invece incomplete, arbitrarie o addirittura false.
Io cerco di fare una serie di valutazioni e ogni qualvolta mi trovo davanti a un’informazione “a due teste”, cerco di capire quale delle due è più affidabile, come ho fatto nelle questioni citate prima.
La stessa cosa mi è capitata cercando di capire chi avesse ragione sulla questione “fluoro”. Sull’argomento sono aperti dibattiti infiniti: c’è chi afferma che è pericoloso e c’è chi, al contrario, smentisce clamorosamente dicendo che fa bene.
Cerchiamo di capire insieme. Partiamo da ciò che stabilisce la legge.
Secondo la legislazione vigente (decreto del 2 aprile 2008), cito:
“Per i dentifrici contenenti tra 0,1 e 0,15% di fluoruro, qualora non rechino già sull’etichetta l’indicazione che sono controindicati per i bambini (ovvero che “possono essere usati soltanto da persone adulte”), è d’obbligo la seguente etichettatura: Bambini fino a 6 anni: utilizzare una piccola quantità di dentifricio sotto la supervisione di un adulto per ridurre al minimo l’ingerimento. In caso di assunzione di fluoruro da altre fonti consultare il dentista o il medico”.
Ok, facciamo un po’ d’ordine, prima di procedere. Che cos’è un fluoruro?
Il fluoro è un gas che non si trova libero in natura, ma a causa della sua elevata capacità di reagire con gli altri elementi, lo si trova in svariati composti, in particolare nella fluorite e nella fluorapatite, che sono dei minerali; quando il fluoro viene da lì estratto (dalla natura o dall’uomo), si ricombina e acquista un elettrone (proprio in virtù della reattività che dicevo prima) trasformandosi in uno ione, detto appunto fluoruro.
Considerato essenziale da alcuni e solo benefico da altri, il fluoro è importante per la mineralizzazione dello scheletro e dello smalto. Da qui l’idea di utilizzare il fluoro nella prevenzione della carie dentale e delle fratture ossee conseguenti ad osteoporosi.
La quantità ottimale per l’organismo non ha ancora trovato pareri unanimi ed è quantificabile tra 1,5 e 4 mg al giorno. La fonte principale di fluoro è data dalle acque potabili, nelle quali la presenza dell’elemento varia in base al suolo di estrazione (dev’essere, per legge, inferiore ad 1,5 mg/litro).
Il fluoro si trova in diversi alimenti, raggiungendo concentrazioni importanti nel pesce e nei frutti di mare; anche the, patate, cereali, birra, spinaci ed altri vegetali.
La somministrazione di fluoro sotto forma di gocce o compresse è stata proposta in età pediatrica per ridurre l’incidenza della carie e favorire la mineralizzazione ossea.
Dal momento che il dosaggio tossico si colloca a valori appena superiori a quelli ottimali e che non è possibile controllare a priori l’assunzione quotidiana di fluoro, essendo questa dipendente da numerosissimi fattori, è assolutamente sconsigliabile il ricorso spontaneo ad integratori a base di fluoro.
Il fluoro, in alcune parti del mondo, è introdotto negli acquedotti con una pratica chiamata fluorizzazione: il fine è di mantenere una concentrazione di fluoro tale da diminuire l’incidenza di malattie dentarie (carie e fluorosi) nella popolazione.
La pratica è molto diffusa nel Nord America e in Australia; si stima in particolare che il 66% dei rifornimenti idrici statunitensi contenga acqua fluorurata.
Il fluoro nell’acqua potabile non ha alcun effetto negativo sullo sviluppo intellettivo dei bambini, non aumenta il rischio di cancro, non danneggia i reni, le ossa e non dà tossicità evidenti, sempre che la concentrazione si mantenga entro livelli accettabili.
“L’esposizione al fluoro già alla nascita evita la perdita dei denti a 40-50 anni, indipendentemente dalla quantità di esposizione al fluoro a 20, 30 anni”
afferma Matthew Neidell, professore di politica sanitaria presso la Mailman School of Public Health della Columbia University.
In Australia la concentrazione di fluoro naturale nelle acque è molto bassa e per questo il minerale viene aggiunto all’acqua potabile.
In Italia non ci sono provvedimenti specifici e normative (secondo quanto riferisce l’Istituto Superiore di Sanità), perché la concentrazione naturale di fluoro è ritenuta soddisfacente (circa 1 mg/l).
Che il fluoro faccia bene è fuori discussione, ma nelle giuste dosi, come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, calcolando quindi la quantità che viene assunta naturalmente e non facendo un uso indiscriminato degli integratori.
Come spesso accade, la politica è in ritardo ed è capace di fare confusione anche su argomenti molto chiari, figurarsi su questo genere di questioni; il consiglio è sempre l’utilizzo del buonsenso, e di chiedere a chi queste cose le fa di mestiere, quindi medici e dentisti, possibilmente non laureati su Facebook!
Sembra banale buon senso, oggi va molto oltre. Grazie
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Grazie a te
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