Rebecca Skloot da più di dieci anni lavorava come tecnico veterinario girando tra rifugi per animali, cliniche veterinarie, pronto soccorso, laboratori di ricerca e perfino un obitorio per animali.
Nata a Springfield, nell’Illinois, nel 1972, figlia del poeta, romanziere e saggista Floyd Skloot e di Betsy McCarthy, un’artista scrittrice di libri sui lavori a maglia, conseguì il diploma di scuola superiore presso il Metropolitan Learning Center di Portland, in Oregon.
Per pagarsi gli studi, iniziò il suo peregrinare, finché si laureò in scienze biologiche presso la Colorado State University.
A Rebecca era sempre piaciuto scrivere, tant’è che diventò docente di scrittura creativa e giornalismo scientifico presso l’Università di Pittsburgh, la New York University e l’Università di Memphis.
Un giorno le capitò tra le mani una fotografia.
“La foto di una donna che non ho mai conosciuto, l’angolo sinistro dell’immagine è strappato e tenuto insieme con il nastro adesivo. Lei guarda radiosa verso la macchina fotografica e sorride. Le mani sui fianchi, il vestito perfettamente stirato, le labbra di un rosso vermiglio. È il 1940 inoltrato e lei non ha ancora compiuto i 30 anni. La sua luminosa pelle scura è liscia e i suoi occhi ancora giovani e ridenti, inconsapevole che un tumore stava crescendo dentro di lei – un tumore che avrebbe lasciato i suoi cinque figli senza madre e che avrebbe cambiato il futuro della medicina. Sotto la foto, una scritta riporta il suo nome: “Henrietta Lacks”.
Iniziò così a cercare chi fosse Henrietta, di cui aveva sentito parlare all’università senza che nessuno le sapesse dire più del nome, e dopo dieci anni di ricerche, e una serie di porte chiuse in faccia dalle case editrici, riuscì a pubblicare “La vita immortale di Henrietta Lacks” (trasformato in un film con Oprah Winfrey nei panni di Deborah Lacks, Renee Elise Goldsberry nei panni di Henrietta Lacks e Rose Byrne nei panni di Rebecca Skloot).
Chi era Henrietta?
“Apparteneva a una famiglia afroamericana molto povera e lavorava in una piantagione di tabacco. Madre di 5 figli, morì quando aveva 31 anni a causa di un cancro alla cervice. È stata una delle più importanti figure sconosciute della medicina mondiale ma lei non lo ha mai saputo.”
Henrietta si spense nel 1951 nell’ospedale di Baltimora, a causa di un tumore alla cervice uterina. Prima di morire, un chirurgo le asportò, senza avvisarla (evidentemente così si usava) un campione del tessuto tumorale e lo analizzò in laboratorio.
Capì subito che si trattava di cellule straordinarie. Gli scienziati, infatti, avevano provato per decenni a mettere cellule umane in coltura, ma senza successo: morivano tutte. Le cellule di Henrietta erano differenti: riproducevano un’intera generazione ogni 24 ore e non si fermavano mai.
Le HeLa (si chiamano così dalle iniziali di Henrietta) sono una risorsa inestimabile per la ricerca scientifica. Sono le prime cellule umane immortali mai cresciute in un laboratorio.
Fino a pochi anni fa nessuno conosceva la storia di Henrietta. I suoi stessi familiari erano all’oscuro di quanto le cellule HeLa fossero utilizzate e studiate nei laboratori di tutto il mondo.
Per anni i figli, in seguito alla morte di Henrietta, erano stati sottoposti a controlli e prelievi ospedalieri. I medici, sfruttando lo scarso livello di istruzione della famiglia Lacks, dicevano loro di voler controllare se avessero ereditato la malattia della madre, in verità cercavano di capire se possedessero anch’essi quelle cellule speciali.
Le cellule HeLa hanno fatto il giro del mondo tra laboratori, ospedali e aziende farmaceutiche. Non solo, sono state portate anche nello spazio, come racconta sempre Rebecca Skloot:
“Le cellule di Henrietta Lacks sono state usate per centinaia di migliaia di esperimenti, come quelli per testare il vaccino della poliomielite prima che venisse usato sulle persone, o quello nello spazio per vedere come le cellule umane reagivano alla gravità zero, fino alla mappatura dei primi geni. Sono state usate anche per sviluppare alcuni dei principali farmaci antitumorali come il tamoxifen. Lasciatemi dire che il range di ricerche per cui sono state usate è semplicemente incredibile.”
Una provetta da 100 microgrammi di cellule HeLa costa, oggi, più di 100 dollari. Se pensiamo che in questi 60 anni sono state riprodotte più di 50 milioni di tonnellate di queste cellule, il ricavato avrebbe fatto, degli eredi di Henrietta, la famiglia più ricca del mondo. Invece le cellule originali furono prese senza il consenso di Henrietta e neanche una piccola, minima parte dei proventi che ne derivarono fu devoluta alla sua famiglia.
Oggi Henrietta giace a Clover, in Virginia, in una tomba senza lapide. Per i figli e i nipoti ammalarsi è ancora un lusso, come racconta uno dei suoi figli:
“Ci sentiamo molto amareggiati. Le cellule di mia madre sono state usate in tutto il mondo per scopi scientifici e la copertura sanitaria che noi abbiamo è zero, per me e per tutti i miei fratelli”
Il libro “La vita immortale di Henrietta Lacks” ha fatto conoscere a tutti la storia di questa donna che, di fatto, ha cambiato le sorti della medicina. L’autrice ha istituito una fondazione per onorarne la memoria e per assicurare delle borse di studio ai suoi nipoti.
Così la ricorda uno dei suoi figli:
“Lei era una donna generosa, e io sono felice che mia madre abbia contribuito così tanto alla ricerca. Era generosa e continua a esserlo. Henrietta Lacks vive ancora oggi”
I discendenti di Henrietta sentono che lei è ancora viva attraverso le sue cellule, ed è una sensazione più che comprensibile. Certo, perché le cellule HeLa sono immortali e il contributo genetico di Henrietta non andrà mai perduto.
scusa gli errori del cell ribaltato sto viaggiando.
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Ahahaha no problem
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ma è una storia vera?
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Assolutamente sí
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salvo l’articoolo, lo coltrollo perche sembra fantascenzza, appena si presenta l’occasione te lo reblog, ciao e grazie
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👍🏻
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Grazie per aver scritto di questa storia, non la conoscevo! Sono storie poco conosciute, un po’ come quella di Amadeo Peter Giannini.
Ti dico in verità che la brevità del testo mi ha spronato a leggerlo, hai fatto un ottima sintesi 🙂
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Ci provo, amico mio, ma non sempre ci riesco 🙂
Grazie, comunque
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A te 🙂
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Pazzesco! Non conoscevo questa storia e tantomeno immaginavo che esistessero cellule “immortali”.
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Te lo dico sottovoce… Neanche io
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😂 incuriosito mi sono andato a leggere diversi articoli su riviste scientifiche e pare che gli eredi si siano visti riconosciuti i diritti per decidere sull’uso del genoma. Sul passato non prendono un centesimo ma forse ora qualcosa gli verrà riconosciuto.Poi vi è anche una fondazione creata dalla giornalista.Insomma, bella storia.
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Sì della fondazione ho letto ma non mi sono dilungato nel pezzo
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E io sono curioso assai!🙄
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Conoscevo la storia di Henrietta Lacks, la cosa abominevole è che non è mai stato riconosciuto nulla agli eredi, come se un patrimonio genetico così prezioso non meritasse almeno una garanzia di cure gratuite di base ai poveri eredi.
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Come minimo. Se proprio non vuoi dare loro i soldi, sarebbe un bel gesto garantire quantomeno le cure
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Che bello che finalmente la storia di Henrietta cominci a diffondersi anche in Italia. Le cellule HeLa sono state fondamentali per la ricerca ed ancora oggi le usiamo in laboratorio. È grazie ad esse che nel nostro lab abbiamo scoperto un nuovo meccanismo che permette alle cellule tumorali di leggere le proprietà dell’organo in cui sono per adattarsi e poter crescere al suo interno (ne abbiamo parlato qui sul blog: https://scienziatimatti.wordpress.com/2018/11/13/il-senso-del-tatto-delle-cellule/).
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Infatti, bisogna unire le forze. Voi professionisti e noi bloggers dilettanti, chi per l’aspetto scientifico, chi per quello folkloristico, per diffondere le “buone novelle” che ci circondano.
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Giusto! Non è mai stato così importante cone in questo momento. Raccontare la scienza è il modo migliore per far appassionare i ragazzi alla ricerca e per bloccare la diffusione di fake news
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E’ un lavoro esasperante, comunque.
I ragazzi di oggi sono per la fruizione veloce. Ma io meno di 5 pagine non riesco a scrivere… non ho il dono della sintesi, diciamo. Ma non mi arrendo!
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La sintesi è un esercizio importante per ragionare sul messaggio di fondo, ma anche l’analisi che richiede più spazio serve. Magari la sintesi è più adatta ad un primo approccio ad un argomento, ma poi quando la curiosità diventa interesse bisogna andare più a fondo.
Quindi ben venga la coesistenza di sintesi ed analisi!
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Ben venga!
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Super interessante… Grazie
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Grazie a te
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